martedì 24 maggio 2016

"Participation matters" - il progetto e il corso di formazione sulla stampa nazionale

Roma, 24 mag. (askanews) - Migliaia di romeni iscritti alle liste elettorali aggiunte per votare alle prossime elezioni comunali. Questa è la realtà presentata da dati degli uffici elettorali delle principali città italiane, con quasi 5.000 iscritti a Roma, oltre 6.000 a Torino e poco meno di 2.000 a Milano. Ma resta forte il gap comunicativo e di coinvolgimento di questo enorme bacino di preferenze e di persone.



Ne è convinta Leontina Ionescu, la prima consigliera comunale romena eletta in Italia, a Marcellina (Roma) nel 2009, che continua a fare politica attiva anche se quest'anno ha deciso di non candidarsi. "All'epoca della mia prima volta in politica in Italia, mi sono candidata in uno slancio del momento, senza avere nessuno dietro, perché vedevo questi cittadini sballottati e disorientati che non sapevano come fare per le cose più basilari: chiedere la residenza, registrarsi all'anagrafe, le domande di cittadinanza - ha spiegato ad askanews la traduttrice che vive in Italia dal 1984 e lavora presso il tribunale di Tivoli - Volevo dare un punto di riferimento alla comunità romena e non solo e mi sono proposta per 'Mondi Nuovi' la lista civica con Alfredo Ricci, medico pediatra che vinse quelle elezioni. Ho ricevuto 160 voti validi, divisi equamente tra italiani e romeni".Per Leontina, arrivata in Italia quando ancora la diaspora romena non aveva le dimensioni odierne, "spesso i partiti cercano candidati stranieri soltanto per ottenere voti, senza offrire qualcosa alla comunità". E ancora più grave, secondo la signora Ionescu, che nel 1983 sposò un italiano e si trasferì in Italia, lasciando tutto in Romania, la sua famiglia e anche il suo certificato di nascita, di cui venne privata dal regime di Ceaucescu, resta un ostacolo enorme alla partecipazione vera di romeni e stranieri comunitari: "Ho provato in tanti modi, sia da consigliere, che da semplice cittadina, a chiedere se era possibile rendere automatico l'invio del certificato elettorale a chi diventa residente di un comune, come avviene per gli italiani. E' impensabile che uno straniero perda una giornata di lavoro per andare all'anagrafe a iscriversi alle liste aggiunte. Un conto è se lo mandi a casa e sarà lui a decidere se accettarlo o meno, un conto è se fai una lista a parte".Inoltre, la procedura varia da comune a comune. "Quest'anno a Roma possiamo leggere il basso tasso di incremento degli iscritti anche come una conseguenza della riduzione delle modalità - ha spiegato Miruna Cajvaneanu, giornalista, blogger romena, che ha formato alcuni candidati stranieri sui media e i social nel corso del progetto Participation matters - E' stata tolta la possibilità di registrarsi via fax e online. Mentre a Torino sono stati aperti gli uffici appositi anche nei giorni di festa, perché la scadenza del 26 aprile seguiva un festivo, un sabato e una domenica. Ancora oggi il diritto di voto dei cittadini comunitari resta un'utopia, una concessione vista dalle autorità e dalla politica piuttosto che una condizione necessaria per l'integrazione".In questa chiave vanno visti eventi come quello del 7 e 8 maggio scorso che si è svolto a Firenze, presso la Robert Kennedy International House of Human Rights, "La partecipazione conta!", il primo corso di formazione alla partecipazione politica per cittadini europei mobili, coloro che risiedono stabilmente in un altro Stato membro e sono più di 14 milioni in tutta Europa. Negli ultimi anni, la loro presenza in Italia è cresciuta notevolmente, arrivando quasi a un milione e mezzo di persone. Questi flussi hanno portato ad un significativo aumento del numero di cittadini europei che possono votare, ma gli ultimi dati mostrano che la percentuale di votanti è molto bassa, sia nelle elezioni europee che nelle elezioni locali, ha spiegato il Cospe che si occupa del progetto."Gli ostacoli alla partecipazione sono numerosi: la mancanza di informazioni o la loro limitata disponibilità, lo scarso interesse dovuto alla percezione che la partecipazione politica non abbia impatto sulla vita quotidiana, gli ostacoli burocratici alla registrazione nelle liste elettorali aggiunte, la mancanza di interesse da parte dei partiti politici nel coinvolgere i cittadini europei come membri attivi", spiega. Hanno partecipato romeni, polacchi e bulgari provenienti da Torino, Verona, Roma, Pescara, Modena, Bologna, Firenze, Napoi, Pescara e alcuni candidati alle comunali.

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